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Febbraio 22, 2019Eravamo in anni intorno al mitico ’68 e la lotta politica ferveva nel nostro liceo, ma noi dediti ad altre fantasiose attività non ce ne eravamo molto accorti ( … a parte qualche compagna più intelligente, che era stata inequivocabilmente giudicata molto snob…).
Pensavamo ad altro e tirammo fuori dal cassetto l’originale idea di un Barbecue Party, invernale, notturno, sulle brumose rive del selvaggio fiume Adda. Penso di essere stato uno dei più demenziali fautori dell’idea.
Beh, immagino che vi ricordiate le salsicce e i fiumi di alcool che vennero trasferiti nottetempo sul posto, ma voglio ricordare a tutti, alcuni fatti specifici:
- la presenza di un amico non compagno di classe (invitato imprudentemente…), che ebbe l’ardire in quella sera, di concupire una pregevolissima damigella del gruppo, fidanzandosi con lei nella notte gelida e di fatto sottraendola al nostro distratto interesse sessuale
- la caduta nell’acqua gelida, a causa dell’abuso di alcool di un personaggio che poi negli anni diventò un esimio professore del prestigioso liceo da dove provenivamo
- la mia vicenda interiore e personale, di ricerca spasmodica e testarda di un amore impossibile e non corrisposto , che ovviamente provocò come di consueto la totale incapacità di cogliere altre occasioni più perseguibili e propizie (pratica nella quale mi rivelai in seguito, insigne maestro..)
Alla fine, come sempre riuscimmo imprevedibilmente a riportare a casa la pelle , nonostante un ritorno in moto, ubriachi, nella nebbia….
Ma, non è tutto: l’esperienza fu talmente totalizzante (soprattutto per quelli che cuccarono e poi si sposarono…ma lasciamo stare…) che non potemmo che ripeterla.
Questa volta però riuscimmo a portare con noi, anche una preda in più per la nostra cupidigia sessuale.
Non si fanno nomi ovviamente, ma ricordo una gentile ragazza molto carina e per bene, che sicuramente non era avvezza a bivacchi da rom nella periferia milanese.
Ci mettemmo più di una settimana a farla cedere, ma alla fine, tra grandi titubanze accettò. E qui, ovviamente, dopo il faticoso risultato raggiunto, la sfiga ci puntò contro in modo irreparabile: quella sera si mise a piovere.
Rimandare? Logico, ma impensabile!
Così ci dirigemmo dietro consiglio di colui che sarebbe diventato un impeccabile e prestigioso imprenditore, verso i ponti della tangenziale Est in costruzione.
Se il greto dell’Adda, pur nella sua scomodità e improbabilità in una notte invernale, avrebbe potuto almeno indurre un fascino romantico, vi assicuro che il cantiere della tangenziale, benché ottimo riparo dalla pioggia, non aveva niente se non la comprovata caratteristica di campo rom di periferia.
Imperturbabili, preparammo i nostri fuochi e le nostre salsicce, annaffiate da litri di vino rosso, ma la nostra nuova, giovane, delicata preda ci bollò per sempre…e lo capimmo immediatamente, dal suo sguardo di incredulità e forse di commiserazione.
Ne fummo segnati? Provammo a ripensarci e magari fare qualche aggiustamento sulle nostre strategie di rapporto con l’altro sesso? No, non ci pensammo neppure un secondo.
Fenomeni? Non credo! Forse è per questo che dopo 40 anni siamo rimasti amici…